musica e sviluppo del bambino: il bambino musicale

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un neonato ascolta con attenzione il papà che suona la chitarra

Musica e Sviluppo del Bambino
Se siamo qui, in questo spazio reale virtuale è perché ci piace ascoltare la musica e ascoltarla alla radio: una radio speciale pensata per i bambini. Dedicata a loro, ma anche a chi, quotidianamente, si prende cura di loro. La musica è una delle tante attività che si possono proporre ai bambini per divertirsi e giocare? Oppure c’è qualcosa di più? Può la musica avere un ruolo nello sviluppo del bambino?
A partire da queste domande vi propongo un piccolo viaggio per iniziare ad esplorare l’affascinante legame tra la musica e lo sviluppo del bambino.

Parte 1. Il bambino musicale

“Il bambino canta ancor prima di parlare, balla ancora prima di camminare.
La musica è nei nostri cuori fin dall’inizio” (Pam Brown).

Fin dall’inizio, nel grembo materno, il feto è a contatto con ritmi e suoni: il ritmo interno dei battiti del cuore della mamma e il suono della sua voce. È affascinante scoprire che già a 16 settimane di gestazione il feto è in grado di sentire la voce e i suoni che provengono dall’esterno, che giungono al suo orecchio, filtrati dal liquido amniotico. L’udito è il primo dei cinque sensi che si sviluppa nel feto.
Alla nascita il neonato è in grado di riconoscere il suono della voce materna. La mamma in attesa può, quindi, cantare e ascoltare musica per il proprio bambino; il piccolo la riconoscerà!
Si può affermare che i neonati sono dotati di un sistema percettivo specifico per la musica sin dai primi giorni di vita, che permette loro di riconoscere una melodia familiare, come quella ascoltata dalla madre durante la gravidanza.
Dalla nascita spontaneamente le madri e gli adulti in genere si rivolgano al neonato con un linguaggio particolare, chiamato Baby Talk o Motherese, un linguaggio enfatizzato, “musicalizzato”. Il MOTHERESE (Linguaggio Delle Madri) è una versione abbreviata e semplificata della lingua materna.
Le mamme, in maniera del tutto intuitiva, si rivolgono al lattante con un linguaggio formato da frasi brevi, semplici, con frequenti ripetizioni e parafrasi, utilizzando un vocabolario ristretto e un’intonazione esagerata. Questo particolare modo di rivolgersi al bambino è presente in tutte le culture perché, grazie alle sue caratteristiche, favorisce la relazione emozionale e la costruzione di una reciprocità psichica tra genitore e bambino: il Baby Talk ha proprio la funzione di rafforzare l’attaccamento del neonato alla madre.
La prima forma di comunicazione verbale del bambino sono le vocalizzazioni, la lallazioni, suoni vocalici che vanno a costituire dialoghi sonori con la mamma.
Il bambino e la mamma cantano insieme una speciale melodia.
La predisposizione alla musica è insita nel nostro patrimonio genetico. Come afferma Daniel Stern, (psichiatra e psicoanalista, esperto in infant research): “Per il bambino, la musica arriva prima delle parole”. Stern parla di “sintonizzazione affettiva”, per descrivere le potenzialità comunicative del linguaggio musicale e sonoro nel rapporto madre-bambino e di come si possa creare un contatto empatico tra la madre e il bambino attraverso i suoni.
Che il bambino sia un essere musicale è dimostrato anche da importanti studi sui neonati prematuri. Una ricerca pubblicata nel 2013 dalla rivista Pediatrics, ha evidenziato come l’uso terapeutico del suono dal vivo e le ninne nanne cantate dalle figure di riferimento, possono influenzare la funzione cardiaca e respiratoria.
Il suono e la voce del genitore che canta migliorano i comportamenti di alimentazione e suzione, producendo una diminuzione dello stress nel neonato.
L’effetto calmante e rilassante del canto e della musica è universalmente noto e tramandato nella tradizione delle ninne nanne.
La musica è fonte di ricchezza comunicativa e di piacere, è un linguaggio speciale che fin dall’inizio ci permette di comunicare, recepire e regolare le emozioni.



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