Stonare a squarciagola
Ebbene si, sono stonata.
"Come una campana", si dice, ma le campane mi risulta che suonino perfettamente a tempo sulla cima del campanile e i simpatici campanelli emettono trilli che "fanno spuntare le ali agli angeli", non di certo voglia di strapparsi le orecchie.
Da bambina mia sorella mi diceva di smettere di cantare perché facevo pena, le davo fastidio. Se non conoscevo le parole le inventavo o mugolavo il motivetto. Insomma, mi spiace per lei, ma proprio non riuscivo a tacere. Così come quando sento un ritmo incalzante devo ballare o anche solo battere il tempo con il piede.
Lo so, sono fastidiosa.
Però non posso farci niente, devo cantare!
La musica fa parte dell'orecchio umano fin da quando siamo dentro al ventre materno. L'udito è uno dei primi sensi che si formano nel feto che ascolterà il woo woo del flusso di sangue e il tump tump del cuoricione della mamma che lo sovrasta tenendogli compagnia e segnando il tempo dei nove lunghi mesi che lo separano dal rock, quello vero.
Per tutta la vita la musica ci farà da colonna sonora: ninne nanne, filatrocche, sigle tv, canzoni d'amore, rock 'n roll. Tutti noi possiamo identificare un preciso momento con una precisa canzone e d'istinto riempiamo i silenzi con un certo tipo di musica che meglio rappresenti il nostro stato d'animo.
Così come ascoltare musica fa parte di noi, altrettanto, secondo me, lo è il cantare. Certo non tutti sono intonati e piacevoli da ascoltare, ma credo che tutti foss'anche nel chiuso della propria casa o auto ci siamo lasciati andare a cantare a squarciagola. E' liberatorio vero?
Una volta mi vergognavo molto a farlo in presenza di altre persone, proprio per via del mio essere stonata, ma oggi, all'alba dei miei 36 anni posso dire con orgoglio CHI SE NE IMPORTA! Ai miei figli sto proprio insegnando questo: non devono sentirsi meno legittimati a stonare a squarciagola perché non sono perfetti, o non conoscono perfettamente le parole, perché cantare è festa, è gioia, è liberatorio e aggragante.
Quando partono le note di una canzone che tutti conoscono viene spontaneo unirsi al coro, anche se non si ha l' X Factor. Cantare è un gioco e non importa vincere ma sempre solo partecipare.
Mia nonna, ad esempio, cantava come un usignolo ed era un piacere starla a sentire, mio padre (suo figlio) invece canta come uno che ha la gastrite e sicuramente è molto meno piacevole, ma è comunque divertente vedere l'impegno che ci mette quando si siede alla pianola e con le sue cuffione ascolta la sua interpretazione dei Beatles e lì, ad occhi chiusi, forse si sente come John Lennon sul palco con la folla in deliquio. Chissà che sciame di endorfine si scatena nelle sue vene fino ad arrivare al suo cervello! Il magico potere curativo della musica ...
Noi figlie lo prendiamo sempre in giro quando lo sentiamo ululare, seguito dal ticchettio muto dei tasti bianchi e neri che suonano una melodia che solo le sue orecchie chiuse nelle cuffie possono sentire, ma lo vediamo che è felice e non è un ridere DI lui, ma CON lui e ditemi se questa non è magia aggregante? Abbiamo appena creato un ricordo tutto nostro, di famiglia!
Forse tra qualche anno, quando i miei bambini saranno dei giovani adolescenti si vergogneranno della loro mamma pazza che canta Celine Dion come un cane con l'uggia, o forse, dato che molto probabilmente saranno armonici come dei gatti in calore anche loro, avranno imparato a stonare a squarciagola con fierezza pensando solo al divertimento e non alla prestazione. Cosa che non guasterebbe fosse applicata anche a molto altro nella vita ... l'importante è provarci e divertirsi nel farlo, se poi ti viene meglio tanto di cappello.